Il tracking dei pubblicitari è ubiquo.
FreeImages.com/Renxx Gmdr

Un mondo senza tracking

Ancora qualche mese e iOS 9 verrà rilasciato. La funzionalità che più attendo è la possibilità di integrare nel browser di sistema, Safari, i così detti Ad-blocker, software specializzati nel bloccare alcune componenti delle pagine web dall’essere caricate ed eseguite.

In rete ferve la discussione sulla liceità di questa pratica: se è vero che la maggioranza dei siti che visitiamo sono supportati economicamente in buona parte, se non interamente, dalla pubblicità, è anche vero che i fornitori di contenuti pubblicitari stanno veramente esagerando.

Les Orchard in un suo articolo intitolato “Il sito web di The Verge fa schifo” ha calcolato il consumo di banda dei vari script pubblicitari e dei loro sistemi di tracciamento, marketing e remarketing. Ha scaricato una pagina da The Verge e ha monitorato il traffico di rete. Al primo accesso il sito ha servito 75 KB di contenuto, accettabile; al termine della lettura il traffico consumato da Les era arrivato a ben 9,5 MB, con tanto di 263 richieste HTTP.

Il di più dal primo accesso al totale finale (quasi 9 megabyte) è dovuto al materiale pubblicitario (in piccola parte) e in gran parte dai vari sistemi di tracking che ogni banner pubblicitario si porta dietro, ognuno pronto a carpire ogni più piccola informazione dell’utente. Questi 9 megabyte devono essere scaricati: a casa ho una linea in fibra ottica, nessun problema quindi, ma consumeranno la stessa banda anche sul mio smartphone, per la quale ho un GB al mese? Cioè, posso vedere solo 111 pagine di The Verge al mese, meno di 4 al giorno, per via dei loro sistemi di tracciamento, mentre basandomi solo sul contenuto potrei consultarne oltre 13000?

Un articolo di Repubblica.it dedicato alla falla di Android del momento, Stagefright, ha generato 321 richieste per 2,8 MB di dati consumati, mentre la notizia della vendita di Nokia Here alle case automobilistiche tedesche Bmw, Audi e Daimler pubblicata da Corriere.it solo 2,1 MB per 273 richieste HTTP. Le misure cambiano ad ogni refresh, ma gli ordini di grandezza sono sempre gli stessi.

Questi mega, oltre a consumare banda, consumano anche risorse computazionali e tempo di elaborazione del mio computer, che ci mette dai 10 ai 20 secondi a mostrarmi una pagina quando potrebbe metterci meno di un secondo.

Trovo difficile accettare questa situazione sui siti gratuiti di informazione, ma posso capirlo. Lo percepisco invece controproducente sui siti di eCommerce, o sui siti di informazione a pagamento, o in generale sui siti che non dovrebbero vivere di pubblicità. Lo trovo un danno a loro stessi, ma contemporaneamente vedo la situazione sempre più diffusa.

Con gli Ad-blocker resi disponibili su prodotti consumer così diffusi come iPhone e iPad, gli utenti si faranno delle domande, e probabilmente inizieranno ad agire.

Mi chiedo quale sarà l’evoluzione di internet, se cambierà qualcosa (come spero) e in che direzione. Forse i gestori dei siti impareranno a guadagnare dalla pubblicità senza dover per forza tracciare gli utenti, come fa DuckDuckGo. Forse inizieremo a trovare servizi a pagamento di qualità, e ci stupiremo negativamente quando, pagando per ottenere qualcosa su Internet, verremo inondati dalla pubblicità.

Voi che ne pensate? Usate gli Ad-blocker sui vostri computer? Li userete sul vostro iPhone?